Obiettivo realizzativo 3

OBIETTIVO REALIZZATIVO 3 Predisposizione di un piano di cooperazione tra i diversi attori e collegamento in rete tra zone marine protette ai fini dello sviluppo di una pesca sostenibile e della conservazione delle risorse marine Data di inizio M2

 

ATTIVITÀ TIPOLOGIA TITOLO ATTIVITÀ
Attività 3.1 RI Quadro delle esperienze significative e attori coinvolti nei settori

della pesca sostenibile nelle aree protette italiane

Attività 3.2 RI Lo scenario istituzionale di riferimento nei settori della pesca sostenibile e della conservazione della biodiversità marina: ruoli,

funzioni e rapporti gerarchici

Attività 3.3 RI Predisposizione di un piano di cooperazione tra istituzioni e attori

coinvolti nelle esperienze di pesca sostenibile e di conservazione delle risorse marine

Attività 3.4 RI Realizzazione e gestione di una piattaforma per la creazione di una rete tra i diversi attori per la condivisione di buone pratiche relative

allo sviluppo di una pesca sostenibile nelle aree protette

 

 

Sintetica descrizione dell’Obiettivo realizzativo e delle attività

L’obiettivo realizzativo 3 è strutturato in 2 parti: la prima si prefigge di ricostruire il quadro delle esperienze nei settori di interesse e degli attori che si sono resi protagonisti della loro realizzazione. Tra questi ultimi si analizzano i soggetti istituzionali che a vario titolo si occupano di pesca sostenibile e di conservazione delle risorse marine.

Sulla base di queste informazioni, la seconda parte prevede l’elaborazione di un piano di cooperazione tra attori e istituzioni per la messa in comune e quindi la diffusione di esperienze di successo e la realizzazione di una piattaforma per il collegamento di tali soggetti al fine di assicurare la conservazione delle risorse marine e lo sviluppo della pesca sostenibile.

 

Attività 3.1: Quadro delle esperienze significative e attori coinvolti nei settori della pesca sostenibile nelle aree protette italiane

Il giudizio degli operatori del settore della pesca rispetto all’istituzione di aree protette e la loro percezione sugli effetti che esse provocano possono essere utilizzati come indicatori dell’accettazione e della condivisione che i pescatori stessi hanno maturato nei confronti della politica di protezione dell’ambiente e delle sue risorse.

A tal proposito è possibile verificare che il giudizio dei pescatori è positivo per quanto riguarda l’utilità delle misure previste dalle aree protette rispetto all’obiettivo di salvaguardia delle risorse. E’ ben noto che i rapporti tra la pesca e la politica di conservazione dell’ambiente marino attraverso lo strumento delle aree marine protette (AMP) sono sicuramente complessi. Innanzitutto va compreso che l’istituzione di una AMP, con relativo divieto delle attività di pesca in porzioni di mare di particolari compartimenti, determina per i pescatori locali un’oggettiva diminuzione della propria area di attività.

Da ciò deriva che l’istituzione di un’area protetta comporta comunque una limitazione del diritto di pesca e della posizione di interesse legittimo dei pescatori con regolare licenza per lo svolgimento della pesca professionale. In particolare, per quanto riguarda la pesca artigianale o piccola pesca, tale divieto è di non lieve impatto. Ciò nonostante sono diverse le iniziative che hanno visto in Italia numerosi operatori del settore impegnarsi con successo in attività di pesca sostenibile aventi anche l’obiettivo della conservazione della biodiversità marina. In questa sezione del progetto si esamineranno tali esperienze e gli attori che ne sono stati i protagonisti.

 

Attività 3.2: Lo scenario istituzionale di riferimento nei settori della pesca sostenibile e della conservazione della biodiversità marina: ruoli, funzioni e rapporti gerarchici

Dopo l’esame delle iniziative di successo e dei rispettivi soggetti coinvolti, il quadro dell’esistente è completato da una ricognizione dello scenario istituzionale. Sarà avviata a tal fine una fase di studio per individuare enti ed istituzioni che in Italia intervengono a vario titolo, in quanto depositari di norme e disposizioni legislative, nei settori della pesca sostenibile e della conservazione della biodiversità marina.

Lo scopo di tale fase è studiare per ciascuno di questi soggetti il ruolo, le funzioni, le modalità di intervento, gli ambiti di competenza, soffermandosi, da un lato, sui rapporti gerarchici che interessano lo scenario istituzionale d’assieme, dall’altro, sul sistema di vincoli, regole, divieti, permessi vigenti complessivamente.

Una particolare attenzione sarà posta sui rapporti e sui conflitti di competenza con le politiche di pianificazione e di governo che fanno capo agli Enti Locali (Regioni e Comuni) e sulla sovrapposizione dei differenti ambiti di intervento.

 

Attività 3.3: Predisposizione di un piano di cooperazione tra istituzioni e attori coinvolti nelle esperienze di pesca sostenibile e di conservazione delle risorse marine

L’istituzione dei siti Natura e di aree marine protette ha determinato nel tempo la necessità di definire una progressiva integrazione fra dinamiche produttive e ambientali. Questa integrazione è motivata dall’attesa di benefici che riguardano la conservazione degli ecosistemi, la gestione sostenibile delle risorse ittiche oggetto di pesca professionale e lo sviluppo di attività turistico- ricreative.

L’efficacia di questo sistema nella conservazione dell’ambiente marino e nella protezione delle risorse pescabili dal sovra-sfruttamento è stata più volte dimostrata (Jennings, 2001; Planes et al., 2000; García Charton e Pérez Rusafa, 1999). In particolare, le AMP sono spesso presentate come un mezzo innovativo per il controllo del sovra-sfruttamento delle risorse marine (Ami et al., 2005). Lauck et al. (1998), in particolare, arrivano ad affermare che le AMP rappresentano uno strumento per l’applicazione del principio prudenziale nella gestione della pesca.

Alcuni studi teorici hanno mostrato i benefìci economici che si possono apportare alla pesca professionale sulla base di assunti biologici che prevedono l’aumento delle abbondanze e delle taglie medie delle specie di interesse commerciale (Arnason, 2001). Infatti, esistono alcune evidenze teoriche di una relazione fra presenza di AMP e caratteristiche delle popolazioni ittiche, che si esprime in termini di aumento della biomassa totale e di strutture demografiche meno pesantemente condizionate dallo sforzo di pesca (Boudoresque e Francour, 1992; Buxton e Smale, 1989).

Queste variazioni possono interessare tutte le specie, ma è stato osservato che quelle al vertice della rete trofica possono mostrare una risposta più evidente (Roberts e Polunin, 1991). Gli effetti non sono ipotizzabili soltanto all’interno delle AMP, ma si diffondono anche oltre i margini delle stesse, almeno entro un ambito tale da rendere significativo ciò che è noto come effetto spillover, cioè l’esportazione di individui adulti dalle aree protette verso quelle circostanti (Russ e Alcala, 1996). Da tutti questi richiami ai lavori teorici ed empirici si evince l’importanza della creazione di una struttura di cooperazione e collegamento in rete dei responsabili della gestione dei siti Natura e delle zone marine protette. Questo può sicuramente facilitare lo sviluppo sostenibile delle attività di pesca in un contesto di cooperazione anche con gli operatori del comparto produttivo del settore della pesca e favorire l’accettazione delle nuove regole da parte degli stessi operatori.

Questa azione dovrà preventivamente realizzare una ricognizione degli strumenti già messi in campo e impiegati per migliorare l’efficienza del settore ed implementare la cooperazione: come il funzionamento dei Distretti transfrontalieri nell’Adriatico e quelli realizzati con alcuni paesi della riva sud del Mediterraneo come Tunisia, Marocco, Libia, Egitto.

La ricognizione degli strumenti esistenti sarà utilizzata per l’obiettivo principale di questa fase operativa ovvero la predisposizione di un piano di cooperazione tra operatori e attori istituzionali, centrato sull’esigenza primaria di far collaborare i soggetti gestori dei siti Natura 2000 e delle zone marine protette.

Il piano sarà strutturato in modo da indicare le soluzioni più efficaci per conseguire un’effettiva partecipazione e coinvolgimento di tali soggetti. A tale scopo le soluzioni saranno definite anche sulla base dei risultati di esperienze precedenti e degli strumenti innanzi accennati per migliorare l’efficienza nel settore della pesca. L’ottica sarà quella di privilegiare il miglioramento dei livelli attesi di comunicazione tra i vari nodi della rete, corrispondenti alle diverse categorie di soggetti coinvolti, puntando a evidenziare i benefici di varia natura che la comunicazione potrà permettere di conseguire non soltanto in termini di conservazione della biodiversità marina presso i siti e le zone oggetto di interesse, ma soprattutto a livello di sostenibilità economica, sociale e ambientale delle attività di pesca.

 

Attività 3.4: Realizzazione e gestione di una piattaforma per la creazione di una rete tra i diversi attori per la condivisione di buone pratiche relative allo sviluppo di una pesca sostenibile nelle aree protette

L’attività 3.3 è propedeutica allo sviluppo del prodotto finale dell’OR.3 ovvero la realizzazione di una piattaforma dedicata al collegamento in rete tra i soggetti gestori dei siti Natura 2000 e delle zone marine protette avente come fine lo sviluppo di una pesca sostenibile nelle stesse aree e la conservazione della biodiversità marina.

In effetti l’impianto della piattaforma sarà concepito per consentire anche ad altre categorie di soggetti di potersi collegare, oltre ai soggetti gestori dei siti e delle zone suddette, in modo che anche tali categorie possano usufruire di servizi utili a promuovere la sostenibilità ambientale di ogni attività avente luogo in queste aree.

Tra questi soggetti in primis si segnalano gli operatori del settore della pesca i quali potranno in tal modo conoscere le esperienze di successo condotte nelle zone marine protette, esaminate nella fase

3.1 descritta in precedenza.

La piattaforma punta a divenire lo strumento principale attraverso cui i soggetti gestori di siti e zone possono acquisire dati e informazioni su schemi e modelli di buone pratiche, novità nel settore anche sotto il profilo regolatorio e legislativo nonché consigli, suggerimenti e soluzioni in grado di stabilire i giusti rapporti tra i soggetti gestori, gli operatori del settore della pesca e altri soggetti anche istituzionali impegnati sui temi della pesca sostenibile (vedi autorità preposte ai controlli) e della conservazione della biodiversità marina.

In tal senso nelle decisioni relative agli obiettivi comunicazionali della piattaforma si porterà attenzione non tanto all’aspetto della conservazione ma soprattutto a quello riguardante l’importanza della biodiversità marina come fattore che può restituire valore anche alle attività di pesca nel momento in cui le stesse prevedano tra le finalità la preservazione di tale patrimonio.

La difficoltà di conciliare sostenibilità ambientale ed economica soprattutto nelle aree con presenza di vincoli ambientali come i siti Natura 2000 o le zone marine protette, rappresenta un tema a cui la piattaforma dedicherà spazio. Il collegamento in rete e il networking tra i soggetti gestori dovrà permettere infatti di alimentare e far circolare proprio grazie alla piattaforma le conoscenze su quanto di buono è stato fatto o si sta facendo in Italia e non solo per concretizzare le esigenze di tutela coerentemente a quelle di uno sviluppo sostenibile anche nel settore della pesca.

La piattaforma sarà progettata e realizzata ricorrendo a soluzioni software di ultima generazione. Sarà quindi accessibile tramite App in modo da agevolare e semplificare le modalità di utilizzo. Verrà quindi gestita dai proponenti per un periodo di 6 mesi. Il progetto indicherà le soluzioni gestionali che permettano di mantenere i servizi attivi, possibilmente in condizioni di auto- finanziamento, per i periodi successivi.